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Alieni: l'eterno dubbio

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Nel 1950, durante la pausa pranzo in una dotta conversazione inerente la fase decennale di esplorazione astronomica, il fisico Enrico Fermi presentò ai suoi colleghi intorno al tavolo un paio di conflitti, riassunti come: 1) la galassia è molto vecchia e molto grande, con centinaia di miliardi di stelle e probabilmente anche più pianeti abitabili. 2)   Ciò significa che ci dovrebbe essere più che abbastanza tempo per le civiltà avanzate di svilupparsi e prosperare per tutta la galassia. Questo argomento semplice, ma potente, è divenuto noto come il paradosso di Fermi , l'apparente contraddizione (la cui formulazione non ufficiale è comunemente attribuita al fisico italiano Premio Nobel) tra l'alta probabilità che la nostra non sia la sola civiltà evoluta nell'Universo e la mancanza di contatti stabiliti con eventuali altre forme di vita. In sintesi:  a fronte dell'enorme numero di stelle visibili nell'universo osservabile sembra naturale pensare che la vit

"Riccioli d'oro", un nuovo pianeta su cui poter vivere...

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Dista solo 20 anni luce dalla Terra e suscita la curiosità degli scienziati il nuovo pianeta nella costellazione della Bilancia, tanto che, per molti di loro, sarebbe meglio andare là piuttosto che su Marte. Steven Vogt , a professor of astronomy and astrophysics at the University of California, Santa Cruz , afferma che il sistema solare intorno a cui ruota il nuovo pianeta ha una somiglianza inquietante a quello del nostro sole. Gliese 581 , questo è il suo nome, ha impegnato gli astronomi in 11 anni di studio. Ribattezzato dagli scienziati " Goldilocks " (riccioli d'oro), il nuovo mondo ha un orbita di 37 giorni, è grande da tre o quattro volte il nostro pianeta, si trova in un sistema solare simile al nostro e possiede la gravità giusta per trattenere un'atmosfera che renderebbe molte zone abitabili, sempre che non lo siano già Purtuttavia, esso è un pianeta davvero singolare e ci vorrebbe molto spirito di adattamento per abituarsi a viverci, pe

Occhio al cielo, arriva la cometa Lulin

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Tra un paio di settimane passerà vicino alla Terra, a soli 60 milioni di chilometri (per lo spazio va considerata una misura assai modesta), la cometa Lulin (conosciuta anche come C/2227 2007 N3), scoperta nel 2007 da un pool di astronomi di Cina e Taiwan e ripresa con la fotocamera l'11 gennaio di quest'anno dall'astrofilo Gregg Ruppel , di St. Louis, Missouri. Sarà possibile vederla a occhio nudo specialmente nelle zone rurali, dove la rifrazione della luce è minore (nella migliore delle ipotesi sarà di circa magnitudo 5 o 6) e sarà osservabile nel cielo in direzione est-sud-est prima dell'alba del 24 febbraio . La scoperta della cometa, fa parte di un progetto denominato Lulin Sky Survey (LUSS), il quale si propone di esplorare le diverse popolazioni di piccoli corpi del sistema solare, in particolare di quegli oggetti che potrebbero essere un pericolo per il nostro pianeta. Un grazie a Gregg Ruppel per la bella immagine di Lulin , che vi propongo. L

65 milioni di anni fa...

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Scienziati americani, neozelandesi, italiani e britannici facenti parte di un gruppo di ricerca internazionale coordinata dall'università di Bloomington (Usa), sostengono che 65 milioni da anni fa, una pioggia di brandelli di carbonio chiamati cenosfere, una fuliggine costituita da carbonio pulverulento finissimo, lo stesso che esce dai camini, sia alla base dell'estinzione dei dinosauri. Il carbonio incastonato nelle rocce è stato vaporizzato dall'impatto nell'atmosfera, trasformandosi poi in nuove strutture di carbonio, ha detto il geologo Simon Brassell , coautore dello studio. Nelle rocce sono stati trovati resti d' iridio , noto per essere il metallo più resistente alla corrosione e per le maggiori probabilità che se ne possano trovare quantità rilevanti nel Sistema solare. Indi per cui, associarlo all'impatto di qualche enorme asteroide, nel nostro caso, secondo il team di Bloomington, fa si che l'asteroide dovesse essere largo almeno 200 chilometri,

Ricordate il meteorite caduto in Perù? Ebbene...

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Ricordate il meteorite caduto a Carancas, in Perù? Ne parlammo qu ì sul finire dell'estate scorsa. Ebbene, ci sono delle novità che lo riguardano. Un team di scienziati del Brown University , dello stato di Rhode Island, Stati Uniti d'America, ha rilevato che non era un meteorite convenzionale, almeno per il modo con cui l'oggetto proveniente dalla spazio si è schiantato sulla Terra. I ricercatori sono rimasti molto sorpresi dai 15 metri del cratere, perché, per essere composto di rocce, esso si sarebbe dovuto disintegrare entrando in atmosfera. Ma questo non è accaduto: una volta attraversato l'atmosfera, il corpo celeste ha continuato la sua corsa, raggiungendo una velocità massima di 24000 chilometri all'ora prima di cadere nel territorio peruviano, tanto caro ai visitatori dello spazio (ricordate Nazca ?) . Di solito, solo i meteoriti composti da metallo arrivano abbastanza intatti sulla superficie terrestre da provocare un cratere. Finora, gli scienziati han