In ricordo di Badol che vendeva fazzoletti e accendini al semaforo...

Il mio pensiero oggi corre a Badol o Badal, non so bene! Io l'ho sempre chiamato Badol e forse lui sorrideva perché il mio modo di pronunciare il suo nome lo trovava buffo... Non vederlo più al solito incrocio, bardato come se avesse dovuto fare un viaggio al Polo Nord a vendere fazzolettini, accendini, incensi, bandiere, specie quando giocava l'Italia ai mondiali e agli europei... mi fa male al cuore...

Certo la sua, una vita più che disperata! 

Era tornato in Bangladesh per rivedere la sua famiglia, anche se due figli maschi vivevano con lui in Italia, nel comune di Fiumicino, Roma. Mi aveva detto che sarebbe rimasto un anno per poi ritornare. Ma io ebbi il sospetto che lui sapeva bene che non sarebbe più tornato, poiché già da alcuni mesi era affetto da SLA, una terribile malattia degenerativa progressiva che lo stava pian piano uccidendo...

Badol lo avevo conosciuto vent'anni prima, quando "gli affari" andavano meglio al primo incrocio che presiedeva, più trafficato e col semaforo coi tempi lunghi tra il rosso e il verde che lo favoriva.  Inoltre, aveva trovato delle brave persone che lo aiutavano a tenere in un posto sicuro la sua mercanzia, evitando in tal modo di caricarsela tutte le sere su una vecchia bicicletta che in mano sua era diventata un furgoncino. Poi per motivi urbanistici, il semaforo venne tolto e lui dovette spostarsi ad un altro incrocio meno trafficato e assai più scomodo, non avendo neanche un posto dove potersi riposare per almeno un paio di minuti... A quest'ultimo incrocio ebbe più difficoltà a piazzare i suoi prodotti. Altri incroci con semafori a lui più congeniali non ce n'erano e quindi cominciò con l'allungare i suoi tempi di lavoro. Lo si trovava sempre a quell'ultimo incrocio col sole, col freddo, col vento furente e la pioggia incessante... Stava li, vestito pesantemente anche in estate. Passava tra le macchine ferme al semaforo coi fazzolettini tra le mani ricoperte da guanti di lana consunti e bucati e sorrideva sempre... Mi chiamava Grande Capo o boss ed io e tutta la mia famiglia acquistavamo da lui fazzolettini, accendini, incensi... Vi comprai pure la bandiera dell'Italia durante i campionati europei quando c'era Balotelli.

Una volta, sapendo che aveva una gran voglia di tornare al paese natio per rivedere sua madre che, secondo lui, ne aveva da vivere per poco, gli fui utile nel realizzare il suo desiderio. Lui andò in Bangladesh, rimanendovi per un po'.  Al suo ritorno in Italia, praticamente si sdebitò con me riempiendomi di accendini, fazzolettini e quant'altro per diversi mesi. Poi sua madre morì...

Un giorno, stavo andando a salutarlo, ma lo vidi con un tale che trafficava nel borsellino nero e che
avevo già visto lo stesso giorno ad un bar lì nei pressi giocare a carte con altri, vantandosi di prendere una pensione di tremila euro al mese... Ebbene, in quell'occasione, rimasi a dir poco allibito nel constatare che costui si era fermato da Badol per allungargli l'obolo che, probabilmente riteneva congruo al soggetto in questione, mettendogli sul palmo della mano una dorata monetina da venti centesimi di euro... Miserie umane che non meritano alcun commento!

Badol era di religione musulmana. C'incontrammo un giorno mentre stava uscendo da una moschea ricavata in un garage. Parlammo un poco e mi rivelò che la sua famiglia faceva parte del popolo dei Rohingya, che un tempo abitavano nel vicino Myanmar. Oggi nel Myanmar buddista i Rohingyes sono una minoranza musulmana, considerati come migranti illegali dal Bangladesh.

Adesso lui non c'è più, ha lasciato, credo serenamemente, questa vita terrena i primi di novembre. L'ho saputo in ritardo e mi dispiace molto. ma spero che vite così drammatiche siano sempre meno... lo spero per tutti...  Farebbe tanto bene al mondo!

Immagine: pixabay.com

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