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E allora, saremo tutti sommersi dai rifiuti...

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" La plastica è diventata una emergenza planetaria e sebbene la tecnologia offra la speranza di uno smaltimento più illuminato, il tempo stringe e tutta la plastica, la quale rappresenta a meraviglia la nostra era consumistica, è destinata a raddoppiare le sue dimensioni entro il 2030, ed allora... se non si fa qualcosa di concreto...  saremo tutti sommersi dai rifiuti! . ". Questo è quanto dice Pamela con profonda tristezza nel racconto " L'amuleto della libertà " che sto ultimando di scrivere e che potrete leggere per intero tra qualche giorno nella pagina del blog " il professor echos ".. A quanto pare, da quel che si è detto della plastica nel racconto, le cui informazioni risalgono al 2010, la situazione oggi non ha avuto alcun miglioramento. Guardate nelle immagini crude e scioccanti quel che è accaduto in Sudafrica, che è stato invitato ad unirsi ad altri paesi africani che si sono impegnati a vietare la plastica monouso ... Montagn

Il nostro vestire che viene dall'oceano di plastica

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L'inquinamento plastico negli oceani è un argomento enorme che richiede un'azione immediata e che la moda in questo momento si rivolga ad esso, per offrire singolari, pratici e sfarzosi indumenti fatti con vecchie bottiglie d'acqua, reti da pesca e altri rifiuti é un modo per porre fine alla crescente minaccia dell'inquinamento plastico. Brands come Gucci , Stella McCartney e Adidas stanno sempre più collaborando con organizzazioni come Parley for the Oceans , una piattaforma di raccolta fondi per finanziare la pulizia degli oceani che cerca di riciclare la plastica dell'oceano in prodotti di consumo quali camicie, maglie, occhiali da sole, scarpe, asciugamani... Ad esempio, Adidas utilizza la plastica oceanica Parley per rielaborare uno dei suoi classici modelli di scarpe. Come parte della sua collaborazione di lunga data con Parley for the Oceans , Adidas ha creato la prima  tomaia  di scarpe al mondo interamente realizzata in plastica oceanica ricicl

Amazzonia: trovato un fungo che mangia la plastica

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Sembrava che per il poliuterano non ci dovesse essere nulla che potesse interagire attraverso i normali processi della terra. ... fino a che, nella foresta dell'Amazzonia, è spuntato il fungo giusto per risolvere forse un problema che assilla l'umanità. L' Amazzonia ospita più specie di quasi qualsiasi altro luogo sul pianeta. Uno dei suoi funghi, portato a casa da un gruppo di studenti di biochimica molecolare dell'università di Yale, in gita in Amazzonia, nella giungla dell'Ecuador, per raccogliere campioni da studiare al laboratorio del campus, in New Haven nel Connecticut, ha portato alla scoperta di un fungo dal vorace appetito, per ora localizzato solo nella mitica foresta, che è in grado di mangiare la plastica. La missione era quella di permettere "agli studenti di sperimentare il processo di indagine scientifica in modo completo e creativo". E così è stato. Difatti, questo particolare tipo di fungo, Pestalotiopsis microspora, riesce a deg

Saremo sommersi da una montagna di rifiuti

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In un punto sperduto dell'Oceano Pacifico si trova il Garbage Patc h, un minestrone di spazzatura vasto due volte il Texas, tenuto su da un gioco di correnti vorticanti che si muovono tranquillamente in quella parte del Pacifico nord orientale. L'appiccicosa area, mortale per la vita marina, trattiene alcuni dei due miliardi di tonnellate di rifiuti che generiamo ogni anno. Tuttavia, sebbene la tecnologia offra la speranza di uno smaltimento più illuminato, il tempo stringe e Garbage, cioè l'isola di plastica che rappresenta - ahimè - a meraviglia la nostra era consumistica, raddoppierà le sue dimensioni entro il 2030, ed allora... saremo sommersi da una montagna di rifiuti! Il problema del riciclo dei rifiuti è un qualcosa di terribilmente necessario in un'epoca in cui l'uomo si è assoggettato, diventando pertanto schiavo, a involucri di cartone e di plastica, gettati via a chili ogni giorno, e di cui non si riesce a fare a meno. Ad esempio, l'americano medio

Quando l'ingegno non manca

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Due cinquantenni di Novara, amici sin dal tempo delle elementari, hanno in pratica messo in funzione il loro ingegno per realizzare un catamarano, o meglio un pedalò fotovoltaico, costruito con materiale riciclato. La loro opera d'ingegno, chissà può essere uno stimolo per coloro, che come gli amici di Novara, hanno voglia di mettersi a fare qualcosa di concreto e... divertente. Tra breve finirà l'inverno, la primavera volerà via in fretta ed eccoci in piena estate... il tempo per divertirsi a costruire imbarcazioni "ecologiche" c'è e avanza per chi, magari, parte già attrezzato (officina, qualche materiale, idee chiare...) Quanti di voi riuscirebbero a farlo? Eccovi dunque, dal sito Il professor Echos , l'intervista fatta al costruttore di una imbarcazione fotovoltaica che parteciperà alla Lago Maggiore Solar Challenge , la prossima estate: Qui di seguito, da ecowiki.it/ un estratto dell'intervista L’anno scorso l’idea era quella di rifare il viaggio d

Il telefono che fa per voi

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Il portatile Samsung Blue Earth è realizzato in PCM, plastica riciclata da bottiglie d'acqua, che permette quindi di ridurre il consumo di carburante e le emissioni di anidride carbonica nel processo di produzione. Oltre alla sua linea gradevole ed ecologica, in grado di regolare in modo efficiente la luminosità dello schermo, Samsung Blue Earth è provvisto di un pedometro che vi informa di quanta CO2 si evita, semplicemente camminando. Oltre ciò è provvisto di un "pannello solare gigante" posto sul retro del telefono che permette una carica sufficiente per effettuare una chiamata telefonica in qualsiasi momento, nonostante non ci sia il sole. Sia il telefono, sia il caricatore sono privi di sostanze nocive, quali ritardanti di fiamma brominati , berillio e ftalati. Fonte e immagine: www.engadget.com